Gli strumenti digitali sono indubbiamente comodi, facili da usare, efficienti.
Ma hanno un problema: non sono strumenti trasparenti.
E' un termine che si usa in didattica della matematica. Quando si usa uno strumento a scuola (digitale e non) lo si fa perché tale strumento (un compasso, una corda, un abaco, un'asta, un foglio di carta, un tappo, una calcolatrice, un computer,...) possiede un sapere incorporato. Ognuno degli oggetti che ho elencato è depositario di un concetto matematico.
Per fare un esempio veloce: potremmo disegnare una circonferenza usando un bicchiere ed una matita oppure un compasso. In entrambi i casi otterremo una circonferenza; nel primo caso potrò mettere in risalto che la mi matita curva in modo costante, mentre nel secondo caso avrò evidenziato il ruolo di centro e raggio.
Il ruolo del docente è dunque quello di esplicitare tutti i significati che uno strumento porta con sé.
Credo che si possa affermare che gli strumenti digitali spesso sono molto opachi.
Se un tempo era possibile smontare e - più o meno - rimontare un oggetto (una bilancia, una radio, un giocattolo) oggi, probabilmente, è più difficile.
Le mie figlie mi hanno chiesto come funziona una macchina fotografica?
Il problema consiste essenzialmente nel fatto che loro esperienza con le macchine fotografiche si limita quasi esclusivamente a quelle incorporate negli smartphone.
Ma, per fortuna, a casa dei nonni sono conservate delle macchine fotografiche di inizio secolo scorso e, osservando quelle, ci è venuto in mente di creare una camera oscura con le nostre mani.
Le procedura è descritta su vari manuali o libri di "lavoretti" ed è molto semplice: scatola di cartone, fogli di carta velina, una latta di fagioli, una lente di ingrandimento (ma non è indispensabile).
Il risultato spettacolare!
Domanda: perché le immagini risultano capovolte?
E' il caso di parlare alle mie bambine di ottica geometrica?
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