La festa della Repubblica, la lingua italiana e le scienze





Il 2 giugno è stata la festa della Repubblica Italiana. E, per di più, in questi giorni molti monumenti sono stati illuminati del tricolore italiano e molte finestre e balconi hanno esposto la bandiera nazionale.

Come si spiega la tensione – già registrata addirittura a partire dalla caduta dell’impero romano d’occidente – verso l’unità nazionale italiana?
Oppure: come si poteva pensare l’Italia quando l’Italia non era nemmeno immaginabile?

La risposta più convincente è da cercarsi, probabilmente, nella ricerca della lingua comune, nel lento convergere di lingue parlate e letteratura a partire dal Trecento in un’unica lingua nazionale.
Ma gli storici della lingua riconoscono che, dentro questo processo, la lingua scientifica ha avuto un peso importante.
Per farci un'idea velocemente, basterà pensare al famoso articolo di Italo Calvino del 24 Dicembre 1967: “Galileo Galilei il più grande scrittore della letteratura italiana di ogni secolo”.

Afferma infatti Altieri Biagi (1985, Linguistica essenziale, Milano, Garzanti, p 97) che “ciò che è originale, in Galileo, è il tipo di volgare: non quello, tutto funzionale, spesso rozzo, dei tecnici e degli scienziati che lo avevano adottato in precedenza, ma una lingua letterata elevata, in grado di gareggiare in dignità con il latino della tradizione accademica.”

Migliorini nel suo Storia della lingua Italiana (2 Voll, 1988, Firenze Salani, pag 392-393) parlando di Galilei “È suo dichiarato disegno allontanarsi dalla lingua della scuola, chiusa e senza contatti con la vita, e parlare a uomini vivi e veri, uomini d’arme, politici e tencnici”.

E allora, se di scuola vogliamo parlare, per rendere l’importanza del carattere unitario del sapere e della complessità dei fenomeni storici, cito ancora Altieri Biagi:

"La scuola potrebbe modificare l’enciclopedia mentale del cittadino di cultura media riformulando il canone degli autori; il che non significherebbe leggere Galileo invece di Marino, o Spallanzani invece di Parini, ma ricordarsi che il secolo di Marino è anche quello di Galileo, di Torricelli, di Redi, di Magalotti di Malpighi e che il secolo di Parini è anche quello di Vallisneri, di Spallanzani, di Morgagni, di Volta, di Galvani, di Gaetana Agnesi…” (www.viv-it.org/sites/default/files/u80/Altieri%20Biagi.pdf)


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